Il Padre al cuore delle figlie – At 20, 28-35 – Gv 17, 11-19

At 20, 28-35 – L’elezione dei superiori è dello Spirito Santo 8-6-11

Gv 17, 11-19 – La Vergine, rifugio dei peccatori

Gv 17, 11-19 – Io vi ho dato la Parola

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 18.05.1997

LE ULTIME RACCOMANDAZIONI DI SAN PAOLO
AGLI ANZIANI DELLA CHIESA DI EFESO
SONO LE MIE RACCOMANDAZIONI
ALLE MISSIONARIE DELLA PAROLA DI DIO
(At 20, 28-35)

La meditazione che vi faccio è sul discorso agli anziani di Efeso che san Paolo fa sulla spiaggia di Mileto.
Prima ha parlato di sé e del suo apostolato, poi fa delle raccomandazioni agli anziani, a conclusione del suo discorso.

I. VEGLIATE SU VOI STESSI E SU TUTTO IL GREGGE

Questa è la prima raccomandazione. Dice san Paolo: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio , che egli si è acquistata col suo sangue. Ricordatevi che entreranno tra voi lupi rapaci che non risparmieranno il gregge. Ricordatevi pure che in mezzo a voi sorgeranno alcuni ad insegnare dottrine perverse per attirare i discepoli dietro di sé” (At 20, 28-30).
San Paolo dicendo: “Vegliate, non dormite”, riprende il discorso fatto da Gesù a proposito della morte e della fine del mondo.
Gli apostoli ripetono, in altra forma, le stesse parole che aveva detto Gesù: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa” (Mt 24, 42-43).
Vegliare o vigilare è un verbo che troviamo molte volte nel Vangelo. Gesù nell’orto del Getsemani, prima della sua agonia, disse agli apostoli: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione” (Mt 26, 41).
Gesù, dovendo consegnare ai suoi una parola che li doveva salvare, ha detto di vegliare.
Anche san Pietro ha detto: “Vigilate! Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1 Pt 5, 8-9).
Io vi consegno queste stesse parole. Ve le spiego, ma non vi posso dire un concetto diverso da quello detto da Gesù e dalla Chiesa nascente, cioè dagli apostoli pieni di Spirito Santo. Anche la Chiesa ha sempre ripetuto questo concetto.
Vegliare significa non dormire, stare con gli occhi aperti, così come fa la sentinella, che vigila affinché non entri nessun nemico, nessun avversario. Anche se è convinta che non viene nessuno, deve vigilare, perché potrebbe venire il nemico. Per la sentinella non esiste il giorno e la notte, esiste sempre il giorno, perché deve vegliare. Voi non dovete permettere mai ai nemici di venire, di sorprendervi e di togliervi quei tesori che sono a vostra disposizione o che racchiudono in sé i doni dello Spirito, e il dono dei doni è la grazia di Dio , è lo Spirito Santo.

1. “Vegliate su voi stessi”

a. Siate graduali
Vegliare su se stessi significa non fare il passo più lungo della gamba.
Nella santità dovete essere graduali. Figlie mie, siate graduali e ditelo agli altri di esserlo. È un gravissimo errore non essere graduali nella santità. Chi si converte, vorrebbe bruciare le tappe. Vorrebbe fare tutto il cammino della santità nello spazio di un giorno o di un mese. Non è possibile! Bisogna incominciare dal poco per arrivare al molto. Colui che fa poco, dorme e non progredisce mai, non va mai avanti; però anche chi non sta con gli occhi aperti e fa un passo più lungo della sua gamba, non progredisce, perché si stancherà e non farà più niente.

b. Non mettetevi nell’occasione di peccato
Vegliare su se stessi significa: non mettersi mai nel pericolo e nella tentazione, perché chi ama il pericolo in esso cadrà.

c. Fate ogni cosa alla presenza di Dio
Vegliare significa fare tutte le cose, per non perdere il merito, alla presenza di Dio , per amore di Dio e nel migliore dei modi.

d. Non permettete che il nemico si avvicini
Vegliare su se stessi significa non permettere mai ai nemici di avvicinarsi alla propria siepe.

La sentinella non dà il grido di allarme quando il nemico è entrato nel deposito delle armi, ma quando è ancora lontano e si sta avvicinando, perché deve prendere tutte le contromisure per evitare che si avvicini ed entri davvero. Se il nemico si avvicina potrebbe entrare, ma se non si avvicina non c’è la possibilità che entri.
Non dovete mai permettere ai nemici di avvicinarsi. E i nemici sono cinque: due sono nemici esterni: il demonio e il mondo; tre sono nemici interni: la superbia, l’avarizia e la lussuria.
Non sottovalutate il demonio! È puro spirito, è più bravo di voi. Non lo fate avvicinare, perché se si avvicina vi ingannerà, perché vi farà vedere una cosa per un’altra per indurvi a fare quello che, senza inganno, certamente non fareste.
Non dorme la notte, dice san Pietro, ha fame e vuole mangiare proprio voi, è come un leone affamato che va in cerca della preda. La preda che cerca siete voi!
L’altro vostro nemico esterno è il mondo, che vi insidia continuamente in due modi: o vi atterrisce con l’inganno, la calunnia, la prepotenza, oppure vi alletta: vi fa vedere quanto è bello fare una determinata cosa, per cui alla fine la fate perché vi piace.
La televisione è il mondo che vi insidia in casa vostra, perché vi convince di verità che sono in contrasto col Vangelo e vi fa fare azioni in contrasto col Vangelo, come se fossero evangeliche.
I nemici interni sono: la concupiscenza della vita o superbia, che ci porta ad avere la preminenza su tutti, a comandare; la concupiscenza della carne o lussuria e la concupiscenza degli occhi o avarizia, che ci fa desiderare i soldi, i beni e le comodità.
Questi sono i vostri nemici. Vigilate o vegliate su voi stesse e state attente a non farli avvicinare.

2. “Vigilate su tutto il gregge”

Ciascuna di voi è suddita ed è superiora. È suddita in determinati luoghi e in determinati ambienti, ma è superiora in altri ambienti. Quando voi fate catechismo, avete un gregge, delle anime che il Signore vi ha affidato e di cui siete responsabili, quindi vegliate sul gregge che vi è stato affidato.
Io devo vegliare su di voi, il mio superiore deve vegliare su di me. Avete una grave responsabilità, che deriva dalla missione catechistica. Avete la responsabilità di consegnare alla società e alla Chiesa dei cristiani, che devono vivere integralmente il Vangelo. Lo Spirito Santo, dandovi la vocazione, vi ha poste in mezzo a questi ragazzi, e a Lui renderete conto.
L’apostolato che voi fate, e che vi ha affidato lo Spirito Santo, non è un lavoro, è una missione. Giustamente san Paolo dice: Ricordatevi che quelle anime sono costate il sangue di Cristo. Il Cristo è morto non solo per te, ma è morto anche per loro. “Il Padre vostro non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli” (Mt 18, 14).
Dovete stare con gli occhi aperti su due nemici di queste anime: gli uomini ribelli e disubbidienti e la dottrina perversa. San Paolo chiama questi uomini lupi rapaci. Come facciamo ad accorgerci che sono lupi rapaci? Li riconosceremo dalle loro opere. Il segno dei segni per riconoscerli è vedere se sono disubbidienti a Dio e alla Chiesa. State attente!
Tra voi entreranno delle catechiste che porteranno le loro teorie in contrasto col Vangelo e con i dieci comandamenti o in contrasto con ciò che dice la Chiesa. Se fanno questo sono lupi rapaci!
L’altro nemico, dice san Paolo, è la dottrina perversa in contrasto col Vangelo, con la Chiesa, con i dieci comandamenti. Verranno degli uomini che vi vorranno rapire i ragazzi, annunziando dottrine diverse da quelle di Dio e del Vangelo. Quindi dovete vegliare non solo su di voi, ma anche su coloro che vi sono stati affidati.
Questa è la mia prima raccomandazione: Vegliate su voi stesse, perché dovete diventare sante, e vegliate sul gregge che vi è stato affidato, perché anche questo gregge deve diventare santo!

II. VI AFFIDO AL SIGNORE E ALLA PAROLA DI DIO CHE EDIFICA, DÀ LA SALVEZZA

Dice san Paolo: “Ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati” (At 20, 32).
Questa è la seconda raccomandazione.

1. Vi affido al Signore

San Paolo dice: Vi affido al Signore. Abbiate fiducia in Dio ! Io me ne vado; non pensate più a me, ma pensate a Dio . Fino adesso io ero responsabile di voi e vi ho annunziato la parola di Dio , ve l’ho fatta capire, ve l’ho fatta vivere; adesso io me ne vado e vi metto
nelle mani di Dio Padre, di Dio Figlio e di Dio Spirito Santo. Abbiate fiducia non nell’uomo, che è venuto nel nome di Dio , ma in Dio stesso! Tutto dipende da Dio !
Abbiate fiducia nel Padre che vi ama, nel Figlio che vi ha redenti e che adesso sta alla destra del Padre ad intercedere per ciascuno di voi. Abbiate fiducia nello Spirito Santo, che vi santifica; è lui che vi insegna le cose che dovete fare e le cose che dovete dire, è lui che vi suggerisce ciò che dovete dire, è lui che vi guida nella via della santità.
In altri termini l’uomo è uno strumento nelle mani di Dio per avviare gli altri uomini sulla via della santità, ma dopo che li ha avviati, si deve ritirare, perché colui che santifica è il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Guai all’apostolo che fa concentrare su di sé tutte le attenzioni dei propri catecumeni!
Questo è il grande nostro pericolo. È il mio e vostro grande pericolo, perché insegniamo ad amare Dio e poi al posto di Dio possiamo mettere noi stessi, per cui incominciano i pranzi, i regali, le gite. Invece il segno dell’autenticità dell’apostolato è la povertà.

2. Vi affido alla Parola di Dio

San Paolo ci affida alle mani del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e poi ci mette nelle mani della Parola di Dio , perché la parola di Dio l’abbiamo sempre a portata di mano. Sia quella orale, che si ascolta da coloro che parlano nel nome di Dio , sia quella scritta che si può leggere nella S. Scrittura.
Il vostro impegno, appunto perché dovete avere fiducia nella parola di Dio , è questo: Ogni giorno leggerla, ascoltarla, meditarla e annunziarla. San Paolo dirà con una sola parola: “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente” (Col 3, 16), perché questa parola produce due effetti:

a. Edifica in voi e negli altri la santità, edifica la Chiesa
Ai Corinzi san Paolo dirà proprio queste parole: “Chi profetizza edifica l’assemblea” (1 Cor 14, 4). Voi edificate la Chiesa di domani.
La parola di Dio , giorno per giorno ci dice quello che dobbiamo fare per vivere secondo Dio . Non c’è bisogno che io mi dilunghi nella spiegazione di questa verità, perché ne avete già fatto la prova per tanti anni. Se ogni mattina facciamo la meditazione della parola di Dio , giorno per giorno Dio ci dice quello che dobbiamo fare. Oggi, attraverso questo ritiro, la parola di Dio vi sta dicendo quello che dovete togliere e quello che dovete mettere per essere sante.

b. Dà la salvezza
Il secondo effetto della parola di Dio è dare la salvezza, dare il paradiso, la vita eterna, con gli angeli e con i santi.
Vi faccio la stessa raccomandazione di san Paolo:- Io mi ritiro, ma Dio rimane. Non sentirete più la mia parola, ma leggerete la parola di Dio e continuerete a sentire, giorno per giorno, dal Signore quello che dovete fare.

III. PROVVEDETE ALLE VOSTRE NECESSITÀ E ALLE NECESSITÀ DEI FRATELLI COL VOSTRO LAVORO

Questa è la terza raccomandazione. Occorre lavorare. A questo proposito san Paolo aggiunge: “Chi non vuol lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni tra di voi vivono disordinatamente, senza far niente e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace” (2 Ts 3, 10-12).
San Paolo si propone come esempio: “Alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani” (At 20, 34).
San Paolo ha sempre lavorato, pur essendo vero quello che ha detto Gesù che ogni lavoratore è degno della sua mercede e che chi lavora dell’altare deve mangiare dell’altare (cfr. Col 3, 9).
Paolo ci ha tenuto ad esercitare la virtù della povertà in grado eroico, infatti non era tenuto a lavorare; l’ha fatto perché doveva dare un esempio. Infatti dice: imitate me! “In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20, 35).
Non dovete essere di peso agli altri, ma dovete essere di sollievo agli altri. Quindi lavorate!

1. Il lavoro è il comando di Dio dato ad Adamo dopo il peccato

È il primo annunzio, che chiamiamo protovangelo: “Lavorerai e col sudore della tua fronte mangerai” (cfr. Gn 3, 17-19). È il comando del Signore.

2. Il lavoro è fonte di espiazione e riparazione del nostro peccato

A voi che avete il carisma penitenziale dico che il lavoro è fonte di espiazione e di riparazione del nostro peccato.
Poiché hai peccato, riparerai e mangerai col sudore della tua fronte, perché la terra produrrà triboli e spine. E quindi dovrai sudare davvero.

3. Il lavoro è fonte di soddisfazione delle nostre necessità e della nostra carità

Per mezzo del lavoro guadagnerete il necessario per andare incontro alle vostre necessità; e con quello che vi rimane, per andare incontro anche alle necessità della Chiesa e dei poveri con la carità.

4. Il lavoro è esercizio di povertà

Chi lavora si esercita nel voto di povertà; chi non lavora non si esercita nel voto di povertà. Però, ho sempre aggiunto quello che ha ripetuto e ripete la Chiesa alle anime consacrate che stanno nel mondo: il guadagno è di chi lavora, non degli altri. Voi lavorate e il guadagno è vostro e non lo dovete dare a nessuno se non a chi volete voi, dopo aver pensato alle vostre necessità.

CONCLUSIONE

Vi consegno tre parole per vivere nella pienezza:

1. Vegliare

2. Avere fiducia in Dio e nella Parola di Dio

3. Lavorare per provvedere a se stessi e non pesare sugli altri.